La Costa Azzurra di
Quercianella LE GUIDE |
Introduzione | Le guide | Il castello del Romito e il ministro Sonnino | Il paese, le pensioni, i villini | La stazione | I bagni e il mare | Archeologia | Nuvolari |
QUERCIANELLA STAZIONE BALNEARE MARINA ESTIVA E CLIMATICA INVERNALE Quercianella, il grazioso paesello marino, in riva al poetico Tirreno, distante da Livorno appena 20 minuti di ferrovia e 12 da Castiglioncello, è un nido di pace e di gioia degli spiriti affaticati, un asilo di riposo e di delizie, cinto di colline fiorenti e di folti boschi e di pinete secolari, digradanti al mare come una rivelazione di esuberante bellezza, conchiusa nella corona lucente e magica dell’Arcipelago Toscano, cui sovrastano, prospicienti, il ridente Boccale, la storica Torre di Calafuria e il severo e solitario Romito, il castello misterioso e solenne, sacro romitorio silente elevato sullo scoglio immane e bizzarro come un tempio vetusto nel mare. Quercianella è oggi popolata di villini eleganti e civettuoli, eretti qua e là da fortunati mortali che hanno scoperto questo lembo meraviglioso di cielo e di mare, questo angolo remoto e tranquillo, protetto dai boschi foltissimi che lo chiudono in una cornice di bellezza verdeggiante e lambito dal mare che lo recinge con un grande arco di azzurro profondo. IL CASTELLO DEL ROMITO Il nome gli deriva dalla dimora di alcuni antichi romiti dell’ordine dei gesuati. In una grotta del Castello v’era un’immagine del Redentore, da essi venerata e che fu poi nel secolo XVII, dagli stessi monaci trasferita nel prossimo Santuario di Montenero. Il ricco e caratteristico Castello, oggi proprietà dell’on. Sidney Sonnino, è il più notevole e prominente della costa tirrena, su cui si aderge e si sporge temerariamente come un orribile gigante o un terrificante fantasma sulla cupa, infinita distesa del mare; come minaccia eterna, ma indizio del lido vicino, nella notte fonda e misteriosa...! I naviganti lo vedono di lontano nelle serene notti lunari, quasi un colossale cetaceo uscente dai profondi gorghi del mare, e come arrampicarsi alla sponda, coperta di erbe e di fiori selvaggi! L’ala del tempo ha però spazzato ogni tristo ricordo! Non più scorrerìe piratesche, orme di stragi e di orrori, ombre nefaste di paura e di sangue che si addensarono nell’oscuro medio evo intorno alla mole solitaria e solenne di questo castello, perduto nel mare; oggi il sole soltanto lo incorona d’un fulgido serto di gemme e lo flora generosa e spontanea l’orna e lo cinge di selvatico emblema, mentre il Tirreno lo bacia e lo irrora come d’iridescente rugiada. Ave, o visione solitaria e possente, che domini imperterrita sullo specchio sempiterno del mare; ave, o gigante, fantastica visione, sprezzante del tempo e degli eventi e pur grave dell’enorme pondo della storia, o conscia ed impavida scolta, che forse odi ancora, nel gran silenzio della notte, nell’infinito mistero della natura, la pia orazione sommessa, la voce tremolante della penitenza, del martirio e del pianto dei primitivi anacoreti, degli ignoti e lontani romiti, ignoti e lontani nello spazio e nel tempo...! |
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LO STABILIMENTO BALNEARE PAOLIERI Fra una corona di poetici villini gentili, di ville graziose circondate di piante e di aiuole, è centro fervido di vita, centro fulgido di bellezza rinnovantesi, un magnifico Stabilimento Balneare, eretto con industre e sapiente accorgimento dall’egregio signor Giov. Battista Paolieri, uomo intelligente e sagace, pieno d’iniziative provvide e felici. L’attivissimo sig. Paolieri, coadiuvato dall’egregio padre suo, cav. Angiolo, ha costruito uno Stabilimento Balneare, il quale forma il ritrovo più importante ed aristocratico della numerosa colonia di forestieri e bagnanti, provenienti da tutte le parti per godersi questo angolo di paradiso del Tirreno, fatto di fiori e di tepori, di aure balsamiche e confortanti, di visioni suggestive, di paesaggi ameni e ridenti; per deliziarsi in questo nido di sole e d’incanto fra i boschi, le colline, il mare e i dintorni poetici, che si distendono lungo il lido come la tela magica di un quadro, ove le grazie della natura vergine e fiorente ridono al riso radioso e perenne del cielo e del mare. Il risorgimento di Quercianella è meraviglioso, il suo progresso è tangibile più che mai, il desiderio e l’auspicio sono oggi realtà stupefacente che si afferma e si amplia in nuovi voti e in nuove opere possenti. Qualche anno fa il pubblicista, Giulio Bucciolini, scriveva quanto appresso e oggi potrebbe ripeterlo ancora con rinnovata soddisfazione e con più fresca sorpresa: “Sono a Quercianella. Non la riconosco. E’ cambiata in modo inverosimile. E più graziosa, più vispa; più carina, più elegante: ha un aspetto di dolcezza e di pace da stupire... Lo stabilimento balneare coi camerini sulla spiaggia, all’uso ligure, ha delle comodità originali, attraenti; un parco inondato di fiori, dove trionfano a tu per tu col mare, gerani e margherite; boschetti misteriosi di pini, di tamerici, di sabine, di lecci e di lillastri, folti fino a nascondere il cielo completamente, e, attraverso, per ogni senso, vialetti curati e ghiaiati, popolati di panchine e di berceaux, che si spingono sui punti più prominenti della scogliera, donde si possa abbracciare un orizzonte più largo. Dovunque piccole graziose opere d’arte e refrigeranti ombre, e, alle ombre, scherzi di acque e zampilli”. E La Nazione di Firenze, nell’agosto 1913, scriveva fra l’altro: “Rare volte mi è successo di vedere un paese sorgere e prosperare con tale rapidità; non m’ ingannavo dunque quando scrivevo che questo cantuccio ignorato e nascosto dal verde e dai fiori, in faccia al solitario e ceruleo Tirreno, tiepida serra riparata dai venti, asilo tranquillo dove i marosi si spengono mormorando e dove gli usignoli cantano con voce chiara tutte le perle che la luna sgrana sulle acque, è destinata a diventare un’ altra gemma della fulgida collana livornese”. E l’arguto e poetico “Iarro”, nell’agosto 1914, scriveva questo elogio: “Tra la punta del Romito e quella di Castiglioncello sorge, in mezzo al golfo, Quercianella. Chi l’ha veduta una volta, l’amerà sempre! Ed è un ritiro soave, poetico, dolcissimo, pittoresco a chi ama, a chi sogna: e vi si sogna bene in due!.., Quercianella è ricca di ombre, i suoi boschi scendono sino al mare, si mescolano le Driadi e le Sirene (vi piace?): a pochi passi dal mare sorge la vite, l’uva è squisita, i verzieri menan frutte saporose: i colli, sì vicini al mare sono ammantati del palladio ulivo, dell’albero caro a Minerva (ne volete di più?): i giardini sono screziati di fiori, uno zeffiro gradevole asola per tutto, portando sulle sue ali profumate le fragranze e i germi ravvivatori, animatori della vita... Per un sentiero, tutto coperto di alberi verzicanti si può scendere in accappatoio dall’ albergo sino al mare.Lo stabilimento dei bagni è stato costruito con molto gusto e con una semplicità pittoresca d’idillio: la strada aperta nella scogliera per la tenacia del buon G.B. Paolieri è tale da appagare e risvegliare le tendenze più romantiche. Il Paolieri, è, si può dire, il mago che trasformò questi luoghi in un delizioso soggiorno. Egli disse: Quercianella sia e Quercianella fu! Ho udito, passando dinanzi un boschetto, a Quercianella, un rumore di baci. In quella bella plaga tutto spira l’amore!...”. Nella nostra monografia su Livorno, edita nell’estate del 1914, dicevamo fra l’altro: “In Quercianella, che oggi è sulle labbra e nei cuori di tutti, come un nuovo, un poetico e suggestivo soggiorno, in cui si dimenticano le amarezze della vita, si trova ogni conforto moderno in ville, villini, alberghi e pensioni accreditate e fiorenti, ove si passa con ogni comodo la stagione dei bagni e della villeggiatura, poichè a Quercianella, oltre l’aria purissima e dolce, oltre le meraviglie del panorama, dei boschi e delle colline e delle valli, v’è il mare, questo inesauribile tesoro di vita, di forza e di gioia! Sulla più bella spiaggia del Tirreno, dove l’acqua è sbattuta fra i massi calcarei ed è pura e cristallina, sorgono felicemente impiantati i ben noti e riputati Bagni Paolieri, nella loro disposizione caratteristica sulla spiaggia verdeggiante, ove sono collocate belle e numerose baracche e cabine lungo la riva del mare e dove una folla gaia, vivace, chiacchierina, cinguettante e allegra si attarda ogni giorno, in tutte le ore, per attingere dal mare ogni conforto, ogni gioia e l’ebrezza profonda e pura della vita che si espande nel divino spettacolo della natura. Qui affluisce ogni estate una colonia elegante di villeggianti e bagnanti, provenienti da tutte le parti, attratti dalla bellezza del soggiorno, dalla purezza del mare, dalla soavità del cielo, e dal bisogno di una vita riposata e spensierata fatta di ristoro, di refrigerio, di sogno e di pace fra l’azzurro del cielo e del mare, nella poesia della campagna e delle ville, dei giardini e dei boschi, in dolce libertà e con tutti i comodi della vita. Il concorso del pubblico va crescendo ogni stagione e noi possiamo auspicare un avvenire assai felice per il villaggio ridente e poetico di Quercianella, una delle più interessanti stazioni climatiche e balneari della riviera tirrena. I Bagni Paolieri, che sono il centro ed il fulcro della vita di Quercianella, si allungano sulla bella riva con le bizzarre cabine ordinatamente allineate e offrono uno spettacolo fra i più interessanti e lieti. Il mare mormora dolcemente e carezza la molle ghiaia del piccolo lido, del piccolo golfo azzurro, circondato di ombre e di riposi confortanti, di giardini rigogliosi, di passeggiate fiorite, di viali ascendenti, discendenti, tortuosi e bizzarri come labirinti, di recessi soavi e misteriosi, d’insenature e di poggi, verdeggianti, di caratteristici berceaux naturali, macchie e aiuole lungo il mare, ove, qua e là susseguono boschetti folti e segreti con panchine e con tavole, con sedie campestri, e si respira l’aria purissima del mare, ossigenata, salubre, fresca: si sente il profumo della terra ringiovanita, della primavera fiorita, il respiro dell’aura ondeggiante, e il sommesso lontano mormorio di acque sorgive. Il soggiorno di Quercianella è sommamente interessante e ricco di bellezze svariate. Chi ha potuto godere la gioia spirituale delle sue passeggiate folte di pini, di tamerici e di lecci, ricche di piante secolari, belle di aiuole e di vasche zampillanti, chi ha sentito la dolcezza e la blandizia del suo clima saluberrimo, il refrigerio vitale del suo mare, la soavità del suo riposo, non saprà distaccarsi da questo soggiorno ideale che è la più pura e la più profonda gioia delle anime sottratte al tumulto e al turbine della città rumorosa, alla sua vita intensa e fervida che rompe la trama delicata dei sogni e delle dolci fantasie. Salve, o delizioso asilo di ristoro e di pace! Ai Bagni Paolieri sovrasta come una vedetta sul mare fra il verde dei pini un piccolo Osservatorio Termo-Udometrico, istituito dal Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Roma, mercè l’interessamento dell’illustre Prof. Giacomo Bertoni di Livorno. Questo osservatorio è corredato d’istrumenti scientifici per la misurazione della temperatura massima e minima, della pioggia e della direzione dei venti. Ai piedi dell’Osservatorio si ammira una caratteristica e bizzarra grotta artificialmente fatta con pietre tufacee, una piccola e graziosa grotta, interessante per la sua specialissima costruzione che imita mirabilmente la natura con gruppi rocciosi, e grappoli e corimbi che sembrano stalattiti. V’è internamente una vaschetta con acqua zampillante e pesci dorati. A rendere sempre più perfetta l’illusione, tronchi d’alberi fatti di cemento e di altre materie s’innestano al corpo della grotta con tale verità di particolari che richiamano l’attenzione dell’osservatore, costretto a tastare per assicurarsi della felice imitazione, trucco mirabile dell’arte in gara con la natura. Questa piacente e originale grotta fu eseguita da Luigi Capezzuoli della ditta G. Cesarini di Siena, ed è una bella prova della sua fantasia, del suo ingegno e del suo spirito d’osservazione. QUERCIANELLA, STAZIONE INVERNALE Quercianella è altresì felicissima stazione jemale di cure salutari: essa ha tutti i requisiti necessari: la dolcezza del clima, il mare, i boschi, la pineta, le colline, che le conferiscono questo alto privilegio e la rendono anche d’inverno una sede propizia di cure valetudinarie a pochi passi da Livorno nella pace soave e ristoratrice della meravigliosa campagna e del mare fortificatore. Quercianella, cinta di verdeggianti e deliziose colline, magico anfiteatro di bellezza, posa sul mare come un piccolo Eden, fiorente e tranquillo, una sede e di riposo e di conforto ineffabile: essa è protetta dai venti freddi del nord e gode le purissime esalazioni marine, le benefiche radiazioni solari e gli effluvi dolcissimi delle piante copiose che la circondano e abbellano il piccolo e caratteristico villaggio marino. L’illustre e storico letterato prof. Pietro Vigo, in un’opera su Montenero e dintorni, conferma con la sua autorità il nostro asserto: “Quercianella, riparata perfettamente dai venti gelidi del settentrione, ed esposta al sole, sotto il diretto e benefico influsso dell’aria marina, non ha invidia ai luoghi più temperati della riviera ligure, perchè la temperatura media giornaliera nella stagione invernale v’è d’alcuni gradi più alta di quella di Livorno, e il clima, perchè meno umido, è preferibile a quello stesso di Pisa, il cui soggiorno è pur così gradevole nella stagione d’inverno. Se sarà conosciuta ed apprezzata questa speciale condizione di quel villaggio dei monti livornesi, non dubitiamo che Quercianella non debba acquistare la più grande importanza”. Questo alto requisito e non comune privilegio naturale indusse il Regio Ufficio Centrale di Metereologia e Geodinamica di Roma a istituire in Quercianella uno speciale Osservatorio Termo-Udometrico, che, mentre afferma l’alto valore climatico di Quercianella, rende così utili servizi al progresso della scienza e all’incremento delle migliori stazioni di cure salutari lungo il lido tirreno. Quercianella è oggi diventata, dunque, una cittadina che non manca di nulla, una poetica e ideale città-giardino a pochi chilometri da Livorno e da Pisa sulla grande linea ferrata Genova-Roma, ed è dotata di tutti i servizi e le comodità moderne. Essa ha inoltre due chiese per le cure spirituali: una dei Monaci Vallombrosani del prossimo Monastero di Montenero, con funzione di parrocchia, l’altra dei Padri Francescani, nel centro di Quercianella: un piccolo e vago gioiello di stile gotico, su disegno di fra Bernardino da Gaiole, che mette una nota di arte gentile e di mistica bellezza fra l’azzurro e il verde radioso del paesaggio. In Quercianella, in questo luogo di quiete dolcissima, di sanità perfetta, di cure ristoratrici e mirabili della natura prodigiosa, hanno sede da vari anni in magnifiche ville anche riputati Istituti religiosi di educazione di Firenze e di Siena, fra cui il Regio Educandato delle Suore Mantellate di Firenze. Tutto ciò sta a dimostrare l’importanza climatica eccezionale di Quercianella, la copia preziosa dei doni naturali; e il meritato incremento ch’essa ha conseguito in così breve tempo fra le più notevoli stazioni balneari e climatiche, incremento che riceve ogni giorno un nuovo e più vivo impulso per rendere Quercianella un insuperabile asilo di quiete gioconda e salutare, rispondente a tutti i bisogni del conforto, dell’igiene e della sanità perfetta. Il merito grandissimo di questo vitale risveglio e di questa ascensione continua, piena di nuove e maggiori promesse, è dovuto alla genialità e arditezza intelligente dell’egregio sig. G. Battista Paolieri, assistito dal consiglio autorevole e saggio del Padre suo, cav. Angiolo, i quali, pochi anni or sono, acquistando dei possessi in Quercianella, decretarono nella loro mente e nel loro animo nobilissimo il risorgimento più rigoglioso del vago paesello, una delle gemme radiose di Livorno, e impiantarono subito uno Stabilimento Balneare, che si è andato ampliando e abbellendo di anno in anno; lo circondarono di giardini, di aiuole, di pergolati, di chioschetti rustici, di terrazzini e di piccoli verdi padiglioni, di berceaux capricciosi e gentili, di laghetti artificiali e di piccole grotte artistiche, cinte di capelvenere e liete di giuochi d’acqua; lo fornirono di originali sedili fatti di cemento e di scogli lungo il mare, di graziose scalette, di freschi meandri e di andirivieni ingegnosi e gentili, circondati e coperti di verde e di fiori, sotto il bacio del sole e il sospiro vivificato re del mare. Pertanto, a poco a poco andarono sorgendo qua e là ville e villini, lungo il mare quasi perle d’un vezzo mirabile; nidi gentili di salutare e santissima gioia, circonfusi di piante e di fiori, allietati da canti d’uccelli, da aure refrigeranti e da visioni di bellezze indimenticabili. A coronamento felice e meritato di questa tenacia e di questa alacrità degnissima degli infaticabili signori cav.Angiolo e Giov.Battista Paolieri, che destarono l’ammirazione generale per il loro spirito d’iniziativa e per la fermezza nel conseguimento della loro meta, venne l’opera meravigliosa integratrice del Conte Orlando, che con la genialità dei criteri e dei provvedimenti, apportò un impulso sorprendente alla bella stazione climatica e balneare di Quercianella, a pochi passi da Livorno, con un ampio progetto di lavori e di opere benefiche e provvide che hanno fatto di questo delizioso paese, come per incanto, una importante stazione di cure climatiche e marine, un ideale soggiorno di salute, di poesia, di bellezza e d’incanto fra le fosforescenze del mare e il tripudio del verde copioso dei nuovi viali, dei moderni giardini, dei pubblici passeggi, e lo zampillìo delle fonti numerose del recente acquedotto potabile, voluto prima di ogni altro dal cuore paterno di Rosolino Orlando, apostolo insuperato della pubblica salute e del generale benessere del popolo. (L. Gravina: “Livorno nelle sue opere di modernità e di bellezza”, edit. Belforte, 1917) |
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LINEA AUTOMOBILISTICA DEL LITORALE TIRRENO Livorno - Ardenza - Antignano - Boccale - Romito – Quercianella Prolungamento: Livorno (Piazza Vittorio Emanuele) - Marzocco e Calambrone E’ un utilissimo servizio pubblico, che, partendo da Livorno, costeggia il magnifico litorale toscano fra i giardini, le pinete e le aiuole della splendida passeggiata, che s’inizia col Viale Margherita e attraversa gli stupendi paesaggi marini d’Ardenza ed Antignano per sostare nel poetico villaggio di Quercianella. Questo servizio automobilistico soddisfa pienamente al desiderio e al bisogno dei numerosi forestieri che vengono a villeggiare sul lido gemmato del Tirreno negli innumerevoli villini che incoronano i poggi della meravigliosa riviera labronica. Il merito di questa opportuna ed utile iniziativa è dovuto al sig. Francesco Susini, intraprendente industriale e proprietario d’un accreditato Garage e di un’Officina Meccanica con annessa Scuola di Chaffeurs e Motoristi, (Via del Bastione, 2, Telef. interurbano 448), ove vengono impartite lezioni teoriche e pratiche d’automobili e motocicli con grande e generale utilità. L’Impresa Susini, che compie anche gite ed escursioni speciali a richiesta dei villeggianti, si propone di apportare nuovi ed utili miglioramenti nell’orario, nella tariffa e nel numero delle corse e delle vetture in modo da favorire sempre meglio la folta colonia dei villeggianti e bagnanti ed esaudire le giuste esigenze di quanti visitano e frequentano la nostra costa meravigliosa, specie in quest’epoca di grandi restrizioni del servizio ferroviario. Quanti percorreranno in automobile questa zona incantata, avranno la gioia possente d’uno spettacolo indimenticabile, poichè nella trasvolata magnifica lungo il Tirreno si hanno visioni di fascino supremo dato dalle floride colline labroniche che s’incurvano sulla riviera fulgente e dal paesaggio suggestivo degli aristocratici villaggi marini d’Ardenza ed Antignano, ai quali sovrasta nell’azzurro purissimo del cielo e del mare il sacro colle di Montenero col suo celebre Santuario, e si disegnano, nella chiarità perspicua dell’orizzonte, le visioni fascinanti del Castello e della Torre del Boccale, sede di delizie e d’incanti naturali; la storica Torre di Calafuria e il solitario Castello del Romito, fra la bellezza palpitante del cielo, del mare, delle colline e dei boschi che avvolgono in una dolcezza di ombre e di riposi i sorridenti soggiorni d’Ardenza, di Antignano e di Quercianella, affollati di ville, villini, alberghi, pensioni, stabilimenti balneari e circoli signorili. (Luigi Gravina in “Livorno nelle sue opere di modernità e di bellezza”, Edit. Belforte, 1917) |
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Quercianella: elementi per una storia del territorio. (a cura di Giovanni Manco) Parte seconda Dall'antichità al 1800: gli originari limiti strutturali, la loro continuità e le condizioni del loro superamento. 1. Esiguità e significato dei reperti antichi. Di una presenza durante il neolitico si ha testimonianza grazie ad alcuni scarsi reperti di freccia in pietre silicee, dure e taglienti usate per strumenti di difesa, di caccia, di lavoro (coltelli e raschietti), delle quali si è fatto uso anche dopo l'inizio dell'età del bronzo e del ferro. Affioramenti di queste rocce sono oggi ben visibili al Sassorosso, lungo la strada che porta al Castellaccio, lungo l'Aurelia tra il Romito e il ponte sul torrente Rogiolo, oltre che al Ponte del Diavolo nei pressi delle ex cave di steatite e di talco-steatite (Popogna). In tutte queste località sono state trovate tracce di lavorazione del diaspro e manufatti usati per la caccia, come cuspidi di freccia, presenti presso il Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, Livorno (v. Gianfranco Barsotti, Storia Naturale del Monti Livornesi" Belforte &C. Editori, pag.105) Di una presenza in epoca villanoviana ed etrusco-romana si ha testimonianza dal complesso di reperti raccolti nel 1851 sul terreno dei Gower - sui quali peraltro "continuano a gravare severi dubbi. Già all'epoca erano stati scoperti materiali di provenienza esterna spacciato per livornese" (v. "Guida archeologica della Provincia di Livorno", Nardini editore, 2003, pagg.48-9) -, successivamente donati dagli stessi alla collezione Chiellini e oggi conservati presso il museo civico G. Fattori. Essi sono oggetto di una nota scritta da Pio Mantovani in "Il museo archeologico e numismatico di Livorno" 1892, e riportata in calce al libro di Ciompi (a pagg.102-105) - a cui rinviamo - con disegni dei reperti dello stesso Mantovani, dai "Sepolcri di Q." e la foto della testa maschile barbata del II sec. d.C. conservata nel museo archeologico per la Toscana di Firenze. Se fosse confermata la contestualità dello scavo e il riferimento dei reperti all'area del Gower, essi attesterebbero: - un lungo periodo di continuo insediamento nello stesso luogo; - un'esiguità di reperti e quindi di popolazione; - ma anche un intervallo così lungo tra la datazione dei reperti etruschi con quella dei reperti d'epoca romana, soprattutto la Testa Barbata in marmo del secondo secolo d.C., da far presumere un radicale mutamento avvenuto nella tipologia anche sociale dell'insediamento, probabilmente riferibile ad una di quelle ville patrizie di villeggiatura marina che in quel periodo punteggiavano la costa. Pochi reperti, dunque, limitati ad una ristretta area, ma già allora quella complessivamente a migliore vocazione insediativa. Ciò non tanto per le attività agroforestali - rappresentate fino alla sua ultima fase di vita di agricoltura contadina, a fine '800, in alcune testimonianze fotografiche - in prossimità del torrente Quercianella per l'attingimento irriguo; e per quelle marittime, fornendo la foce dello stesso torrente un sufficiente approdo in secca per piccole barche a remi per quanti erano dediti, allora come oggi, ad una pesca costiera di mera sopravvivenza, attività per le quali il Chioma sarebbe stato relativamente preferibile; quanto soprattutto per la comunicazione e gli scambi economici e culturali, posto com'era alla confluenza della via Aurelia con le altre diverse piccole vie di collegamento interno, prima che la consolare, abbandonata la costa, affrontasse l'impervio tratto in salita di Monte Nero - separazione terminologica in uso fino ai primi dell'800 - e s'inoltrasse internamente verso il Portus Pisanus. Povertà di reperti premonitrice se ad essa segue poi un vuoto totale di documentazione, segno di un definitivo abbandono. Non si capirebbero, infatti, le ragioni del totale silenzio delle fonti storico-letterarie e archeologiche a partire dal secondo secolo d.C. se vi fossero state le condizioni favorevoli ad un insediamento stabile e cospicuo. Quercianella, come del resto Castiglioncello, non compare nei portolani medioevali che invece continuano a conoscere gli approdi alla foce del Fine e a Vada (v. Adriano Maggioni, in "Castiglioncello. La necropoli ritrovata", 1999, Ministero dei Beni Culturali e Ambientali e Comune di Rosignano Marittimo, pag.11) Sorte non diversa, del resto, ebbe il ben più importante abitato di Castiglioncello, che, nonostante abbia avuto il rinvenimento sepolcrale più importante a nord di Tarquinia, con 350 tombe del terzo secolo a.C., quasi all'improvviso scompare, come travolta dalle vicende del secolare scontro tra etruschi e romani. Dell'insediamento civile di Castiglioncello, infatti, durato soltanto 100 anni circa, a partire dal secondo secolo a.C. non si ha più alcuna notizia. Roma, infatti, per sostituirsi alla declinante influenza greca nel nord del Tirreno e per prevenire altre possibili invasioni dei Galli, dopo lo scampato pericolo della violazione capitolina, ancor prima delle guerre puniche, capisce l'importanza di inserire a nord del confine tra l'Etruria meridionale e quella settentrionale - ossia dopo il fiume Fine, che ancor oggi porta il nome della sua originaria funzione e a tal fine frequentissimo toponimo latino e medioevale - avamposti militari, di cui il Portus Pisanus, nei pressi dell'attuale Calambrone, era il principale centro marittimo dell'alto Tirreno; di spostare, cioè, verso nord l'intero fronte delle localizzazioni a scopo militare. L'Etruria settentrionale, a nord del Fine, rimase sotto l'influenza di Pisa, che, per quanto di origine etrusca, non ebbe mai buoni rapporti con Volterra avendo a differenza di questa sposato una politica di alleanza con Roma, e ne rappresentò il primo e principale avamposto strategico-militare nel nord Tirreno. Nel 241 a.C., seguendo precedenti tracciati etruschi, su iniziativa del censore C. Aurelio Cotta, fu costruita la strada consolare Aurelia in funzione, dunque, di penetrazione e di controllo militare verso nord. Solo marginalmente essa fu utilizzata anche per un traffico commerciale locale, poiché, come è noto, durante l'antichità i traffici commerciali avvenivano via mare; come del resto è avvenuto fin quasi alla fine del '700. L'Aurelia, tuttavia, secondo la ricostruzione proposta da Marinella Pasquinucci (in "Castiglioncello. La necropoli ritrovata", a cura di Pamela Gambogi e Sergio Palladino, 1999, Ed. Museo Civico Archeologico di Rosignano Marittimo, pag.12-13), da Quercianella non proseguiva sulla costa, ma dirigeva con tracciato rettilineo, dopo aver superato il rilievo di Monte Nero - cui la località di Quercianella da allora fino all'800 è sempre rimasta legata sul piano amministrativo, religioso, commerciale - e toccato Salviano, verso il Portus Pisanus. Del resto, non c'era motivo che l'Aurelia passasse lungo la costa che, oltre ad essere impervia, era priva del più piccolo insediamento cui essere servente. Come si evince dalla cartina (v come tav. II, la carta topografica a pag.12 in "Castiglioncello. La necropoli ritrovata", 1999) la direttrice, più breve e sicura, da Quercianella verso il porto pisano rendeva obbligato il passaggio da Monte Nero e Salviano. Mentre da Vada per Pisa non si poteva che utilizzare, come poi avverrà, la direttrice più interna quella dell'Emilia attraverso Vicarello. Il tracciato costiero, da Romito a Calafuria fino al forte di Antignano, resta come ipotesi di un tracciato secondario della stessa Aurelia, non solo per collegamenti a cavallo - ininterrotamente fino all'800 chiamata la via dei cavalleggeri - tra le torri di avvistamento, ma anche ad uso dei collegamenti interni tra le poche abitazioni isolate poste tra la costa e l'Aurelia stessa. Tra il 115 e il 109, secondo un tracciato più razionale e rettilineo, fu costruita dal censore Aemilius Scaurus la strada interna per il collegamento commerciale col Portus Pisanus e con Vada Sabatia (Novi Ligure) (v. Guida archeologica della provincia di Livorno, ed. Nardini, 2003, pag.18). Da quel momento inizia l'abbandono dell'Aurelia per il tratto costiero a nord di Vada o del fiume Fine. Tratto che, fino all'età moderna, è restato limitato alla sua originaria ed esclusiva funzione di vigilanza militare della costa, sempre sotto il controllo di Pisa. Pisa, prima come municipium romano contro Volterra, poi come avamposto per il controllo del Mar Ligure, infine, dopo il mille, quale repubblica marinara, fino all'età moderna, per la difesa contro gli attacchi della pirateria nord africana e turca, ha continuato a svolgere la sua funzione dominante in una zona del Tirreno che ha sempre visto confrontarsi le maggiori potenze marinare del tempo. Ad eccezione di qualche villa per villeggiatura che, in età classica, patrizi pisani o volterrani si erano costruiti sulla costa, di cui è rimasta solo qualche piccola traccia, Castiglioncello e Quercianella, prive di centro abitato, si ridussero ad essere isolate torri di guardia costiera, lungo un sistema di vigilanza e difesa militare rimasto in vita fino alla caduta del Granducato di Toscana. Aree, località e reperti archeologici sono rimasti, invece, più abbondanti e significativi nell'Etruria meridionale a partire da Vada Volaterrana, porto di Volterra, verso Cecina, dove visse Cecino Albino, nobile d'origine volterrana. Località entrambe menzionate, ancora all'inizio del V secolo d. C., dal poeta latino Rutilio Namaziano in "De reditu suo", mentre navigava sulla rotta tirrenico-ligure, da Vada a Portus Pisanus. Qui, andato dopo aver partecipato ad una caccia al cinghiale lungo il fiume Cecina, egli notò l'utile funzione della posidonia che, emergendo fino alla superficie, rompeva il moto ondoso e proteggeva il bacino di ancoraggio. 2. La mancanza di approdi naturali. In epoca classica, finché durò la navigazione marittima, l'insenatura del Romito e il lido sottostante e quella limitrofa, alla foce del Rogiolo, apparentemente migliori per chi li vedeva da lontano, erano in realtà più insidiosi e malsicuri per quegli sventurati navigli che, lungo le rotte estive del commercio locale e di quello da Ostia, porto di Roma, verso la Liguria o la Gallia e viceversa, per quanto prudenti nel bordeggiare lungo le isole dell'arcipelago prima di affrontare, se diretti sulle coste galliche, il tratto aperto del mar Ligure, durante i fortunali finivano talvolta per naufragare sugli scogli affioranti. Tracce dei tanti naufragi avvenuti lungo la costa ci sono anche nel tratto di Quercianella: uno dinanzi ai bagni Paolieri e l'altro antistante le scalette d'accesso alla baracchina del ristorante e a villa Jana. Entrambi attestano la pericolosità di un possibile salvifico rifugio durante le tempeste. Pance e frammenti di anfore (dalla forma, lunghezza e spessore di collo, manici, pancia e puntale si possono classificare Dressel 1), cementati alla roccia degli scogli, sono ancora visibili in loco, utilizzate, durante tutta l'antichità per il trasporto di derrate alimentari: vino, olio, salsa di pesce in salamoia o garum. Altri reperti archeologici rinvenuti in zona rimasti nella disponibilità della mano pubblica sono custoditi nel museo archeologico di Rosignano Marittimo, eccellente esempio di didattica museale, e insostituibile riferimento alla comprensione degli insediamenti d'epoca classica nel comprensorio, e soprattutto dei traffici marittimi e delle loro rotte. Di altri, come l'àncora di piombo che si dice fosse rinvenuta negli anni '40, si è persa ogni traccia. L'esiguità dell'insediamento di Quercianella in epoca classica, per quanto posto lungo la strada Aurelia, alla confluenza della viabilità locale diretta ai vicini insediamenti collinari, oltre ad essere comprovata dai pochissimi reperti rinvenuti, è confermata da una loro totale mancanza nell'alto e basso medioevo. Prove, dirette ed indirette, dunque, che, per la consistenza quantitativa e qualitativa dei reperti, attestano la "marginalità" di Q., e, con loro, il carattere "limitante" dei fattori necessari ad un insediamento di tipo urbano già dall'antichità. 3. Le risorse forestali. E' stata, dunque, la natura e la configurazione geologica ed orografica del terreno che, a dispetto del clima, fin dall'antichità si è presentato inadatto ad un significativo sviluppo non solo dell'agricoltura e della pesca, ma anche di una utilizzazione economica delle risorse forestali a fini "industriali", antiche e moderne, ad impedire il sorgere di un insediamento urbano. Il manto di humus è sottile e il bosco non comprende essenze d'alto fusto idonee per qualità, salvo il leccio, e per quantità, idonee allo sfruttamento industriale degli antichi forni fusori. Quercianella, infatti, priva di un bosco dalle adeguate potenzialità energetiche - come invece è quello sterminato che si estende senza soluzione di continuità dalla Val di Cecina verso Massa Marittima - ; lontana dai giacimenti minerari; e priva, come si è detto, di approdi per il trasposto marittimo del minerale, diversamente da quanto è stato per Populonia e Piombino relativamente al minerale ferroso dell'Elba; non è mai stata idonea ad un insediamento finalizzato allo sfruttamento energetico dei forni fusori, etruschi e romani, ed anche in epoca moderna fino alla fase preindustriale. Un bosco destinato, quindi, solo al taglio per la produzione di carbone e per il riscaldamento dei forni per la cottura; ossia, per un consumo più domestico e locale che industriale, come è attestato dall'utilizzo che ne è stato fatto fino al '900. Bosco, comunque, che ancorché limitrofo ad alcuni centri urbani proprio grazie a questi ulteriori caratteri limitanti si è fortunatamente preservato. Oggi fa parte del Parco Provinciale dei monti livornesi costituito con delibera del Consiglio Provinciale nel 1999 e, in quanto tale, meglio tutelabile. Bosco che, grazie alle potenzialità offerte dalla conoscenza scientifico-naturalistica e dalla cultura di una diversa valorizzazione turistica, è, insieme la mare, fondamentale elemento costituivo del clima e delle risorse naturalistiche di Quercianella, preziosa anche culturalmente per una diversa fruizione della vacanze estive. 4. Il sistema idrico. Il diverso carattere climatico e ambientale di Quercianella che inizia alle pendici di Montenero, con indici medi di piovosità minori rispetto non solo alla zona delle Apuane, ma anche alla stessa città di Livorno - quando piove a Livorno, spesso a Quercianella c'è il sole -, completa la comprensione anche storica della relazione tra "diversità" climatica ed economica rispetto ai territori della provincia. Gli scarsi indici di piovosità, il regime torrentizio dei numerosi rivi dal breve percorso, che precipitano subito a mare - oggi scaricando, in misura sempre più vistosa, i tanti segni di un perdurante inquinamento -, la natura argillosa del terreno incapace di imbrigliare profonde falde idriche, in definitiva, a parte l'ovvia esistenza di piccoli pozzi ad uso domestico compresi i due esistenti alla stazione di posta (di cui sarebbe auspicabile una opportuna mappatura), la mancanza di significative o consistenti sorgenti per l'approvigionamento sia potabile per una grossa comunità che irriguo per un'agricoltura estensiva o ad uso artigianale-industriale, come ha concorso ad impedire nel passato un consistente insediamento di tipo urbano, ne condiziona ancor oggi un certo tipo di sviluppo. Il primo rifornimento della popolazione di Quercianella è, infatti, avvenuto solo di recente, nel 1915, (v. pag.58 op. cit. e la bella foto dell'inaugurazione della fontanella pubblica dinanzi alla allora "villa Lubrano") su iniziativa del conte Rosolino Orlando, allora sindaco di Livorno, con lo sfruttamento e il collegamento dell'acquedotto del Rogiolo. Del "prelievo di campioni dell'acqua della sorgente del Rogiolo, in quel del Castellaccio, nella proprietà dello stesso conte Rosolino Orlando per l'esame da parte dell'Ufficiale sanitario cav. Dott. Luigi Salmi direttore dell'Ufficio d'igiene, delle qualità igieniche per uso potabile del villaggio di Quercianella" c'è (a pag.50, op. cit.) un trafiletto del Corriere di Livorno del 19 febbraio 1914; nonché di una successivo sopraluogo di tutte le autorità politiche e tecniche preposte alla realizzazione del nuovo progetto di acquedotto (comprensivo dell'acqua del Rogiolo e di quella che avrebbe dovuto essere portata a Quercianella dalla conduttura potabile di Filettole che allora si arrestava ad Antignano) e dell'installazione delle pubbliche fontane. Questa occasione servì anche per sollecitare il sindaco ad un miglioramento della illuminazione pubblica su tutto il villaggio dove c'erano solo tre lampade e per chiedere pure l'impianto di un posto telefonico (pag. 51, op. cit., con articoli del Corriere di Livorno del 20 maggio 1914 e de Il Telegrafo dell'8 maggio 1915). L'odierno sistema di approvigionamento idrico di Quercianella, nonostante il potenziamento realizzato con l'adduzione all'acquedotto centrale del Cisternone ove confluiscono le acque di varie sorgenti (Colognole, Mortaiolo, Filettole), si rivela insufficiente e limita in estate un moderno standard di consumo ad uso sia abitativo-residenziale, che di strutture ricettivo-alberghiero di medie-grandi dimensioni. 5. La viabilità antica dal medio evo al '700. E' noto che la sorte dell'Aurelia, l'unica via che avrebbe consentito di mantenere i collegamenti con le città, costiere e non, fosse già compromessa, nonostante i continui restauri e rifacimenti, a partire dalle guerre gotico-bizantine nel VI sec. D.C., a causa: a) dell'impaludamento ed abbandono della grande proprietà latifondista (v. le grandi fattorie di S.Vincenzino (Cecina) e di Settefinestre (nella zona di Orbetello) che forniva Roma di grano, vino e olio, solo per poco tempo sostituita da piccole aziende a conduzione familiare legate all'autoconsumo. Impaludamento avvenuto a nord, nella piana di Pisa, col palude malarico di Fucecchio e di Bientina fino alle colline oggi dette livornesi; e a sud, verso la Maremma pisana, senese e laziale; b) della mancanza di grossi e forti insediamenti urbani lungo l'intera costa tirrenica necessari ad una difendibilità militare dall'assalto della pirateria nordafricana e poi anche turca. "Resti di una strada lastricata con pietre poligonali e quadrangolari di varie dimensioni, conservato per circa 50 m di lunghezza e 1 m di larghezza, in località Calignaia, vicino all'attuale ponte, interpretata come romana ma probabilmente di raccordo con la consolare Aurelia posta lungo la direttrice interna da Montenero a Salviano, o come via costiera detta "dei Cavalleggeri" per consentire il percorso a cavalli che perlustravano la costa da una torre di avvistamento all'altra" ("Guida archeologica della provincia di Livorno", Ed. Nardini, 2003, pag.59), non permettono di fare se non supposizioni sulla sorte della consolare in epoca medioevale, di cui comunque si è persa ogni traccia. Per andare verso sud, infatti, si passava dalla strada consolare Aemilia Scauri, più lunga ma più sicura, ancorché malridotta se Targioni Tozzetti nella "Relazione di alcuni viaggi in diverse parti della Toscana per osservare i prodotti naturali" Firenze, Stamperia Granducale 1768-69, così la descrive: "Ridotta angusta e tortuosa da' contadini che l'hanno rotta con l'aratro, per distendere i confini de' campi". Strada che, peraltro, continuò ad essere preferita, in migliori condizioni di manutenzione, anche nella prima metà dell'800, fin quando nel 1839 fu aperta la strada regia lungo la costa; ma alla quale, peraltro, secondo alcune testimonianze dell'epoca, continuò probabilmente per qualche anno ad essere preferita l'Emilia. Basti ricordare che per andare da Livorno a Grosseto fino a tutto il XVII secolo era più comodo passare da Empoli, Poggibonsi e Siena che non seguire la costa. La difficoltà delle comunicazioni in strade impraticabili per i carri e difficili anche per i cavalli, era aggravata dal pericolo delle rovinose incursioni barbaresche; dalle generali condizioni di desolazione di una proprietà assenteista, rifeudalizzata e deserta; dalla presenza opprimente della malaria; animata solo d'inverno dai pastori e dalle greggi transumanti che scendevano dall'Appennino e in particolare dalla Lunigiana, dal Pistoiese, dal Mugello, dalla Valdisieve e dalla Romagna Toscana. (Leonardo Rombai e Raffaella Signorini, "La piaga risanata", da "Paesaggi della costa" pag.151, a cura di Claudio Greppi, Giunta Regionale Toscana Marsilio Editori). Il prosciugamento del padule di Vada ad esempio iniziò nel 1842, ma l'intero progetto di risanamento delle paludi e della lotta alla malaria si arrestò dopo l'annessione al Regno di Sardegna per il disinteresse del nuovo Stato unitario per la Maremma. Il fatto che fino all'ampliamento del Porto Pisano di Livorno e alla costruzione della città "nuova" di Livorno, quale necessità strategico militare ed economica del Granducato, in alternativa a Pisa e all'interramento del suo porto fluviale, e al successivo sistema costiero di torri e fortificazioni militari di avvistamento marittimo, non esistesse vicino a Quercianella alcun consistente centro di riferimento, non solo politico-amministrativo, socioeconomico, culturale-religioso, ma anche militare, ad eccezione di una torre pisana già esistente a Calafuria prima della sua ristrutturazione medicea, comprova quanto fossero consistenti gli impedimenti alla nascita di un nucleo abitativo a Quercianella. E' noto, infatti, che lo stesso monastero e santuario di Montenero per secoli ha rappresentato fino alla ristrutturazione complessiva del '700 un avamposto ultimo, di fronte all'impenetrabile, paurosa, "nera" macchia maremmana delle colline livornesi, ove nessuno per insicurezza osava avventurarsi, "rifugio di briganti e di bestie feroci". Non è un caso che vi sia il toponimo dispregiativo "Castellaccio" a segnare il confine verso sud. Del resto, l'avvenuto insediamento militare della torre di S. Salvatore, detta del Romito, parte del sistema del Granducato di Toscana per la vigilanza costiera, dopo quella già pisana di Calafuria ampiamente ristrutturata, e del forte di Antignano, riguardava il tratto costiero, roccioso e impervio, ad uso esclusivamente militare, né servì a favorire l'utilizzo di ciò che restava della la vecchia strada consolare Aurelia, certamente rimasta impraticabile e insicura. Indirettamente lo confermano gli attuali insediamenti collinari tutti interni o limitrofi alla via consolare Aemilia, sul crinale collinare sia nel tratto livornese, da Gabbro, Nibbiaia, Castelnuovo della Misericordia a Rosignano Marittimo, sia in quello più meridionale da Montescudaio, Casale, Bibbona, Castagneto, fino a Massa Marittima, indicano, in modo chiaro e visibile, la logica del dominante modello di sviluppo storico, economico, urbanistico e militare della repubblica di Pisa. Il disinteresse, mai casuale nella storia, anche della grande e potente Pisa, sia romana che Repubblica marinara, cui apparteneva l'intero territorio livornese, comprova l'estrema difficoltà insediativa non solo per lo sfruttamento e il controllo delle risorse economiche o la penetrazione commerciale, ma anche per l'utilizzo militare. In definitiva, non è gratuito supporre che in età moderna i primi insediamenti a Quercianella siano iniziati a partire proprio dal ristabilmento sia della viabilità, con la costruzione della strada regia granducale e della relativa stazione di posta, sia della sicurezza delle condizioni del trasporto pubblico e privato. 6. Cave e miniere. Persino l'escavazione di materiale di arenaria Macigno, dai toni caldi giallo-bruno, ancora ben visibile nelle vasche o piscine, datate al periodo etrusco-romano, effettuata sulla scogliera e un po’ all'interno ai lati dell'Aurelia, in direzione sud, da Calafuria fino a cala Leone, - i cui tagli inferiori sono posti attualmente ad oltre 1 mt sotto il livello del mare a causa del progressivo innalzamento del livello medio del mare, mentre quelli superiori sono accanto ad alcune sepolture romane venute alla luce alla fine dell'800 durante i lavori di ampliamento dell'Aurelia -, attesta, "in controluce", "a contrario", come Quercianella non abbia potuto fruire neppure di tale risorsa. Infatti, proprio ad iniziare dal promontorio del Romito cessa l'arenaria Macigno e iniziano le rocce di ofioliti che, come vedremo, ebbero solo agli inizi del '900 un'opportunità di sfruttamento industriale. Quercianella, in definitiva, anche successivamente non ha beneficiato di risorse né minerarie, allora mai rinvenute, nonostante "il fiuto etrusco" per i minerali ferrosi, per il rame e lo stagno, o non considerate sfruttabili, né di cava, nonostante la ripresa dell'escavazione delle vecchie cave romane resa necessaria nel '500 e nel '600 per sostenere, col Macigno di Calafuria, la costruzione e l'ampliamento della nascente città di Livorno. (v."Guida archeologica della provincia di Livorno" Nardini ed. 2003 , pag. 56-58). Né risulta che la cava di Pietralta, prima del suo sfruttamento industriale per la produzione del cemento da parte della Società Orlando a partire dai primi del '900 col caricamento nella baia del Rogiolo, sia stata utilizzata per sostenere lo sviluppo edilizio di Livorno; si ha invece testimonianza di un suo precedente sfruttamento e del caricamento su barconi o "pontoni" all'altezza dell'area detta di Del Seppia, a nord dell'attuale sede della Madonnina del Grappa, là dove, ancorché chiusa da un cancello, c'è la strada che permetteva di raggiungere il mare. Non sappiamo, tuttavia, né il tipo di utilizzo del pietrame, né dove esso venisse portato. 7. La proprietà fondiaria e il suo iniziale utilizzo agricolo. Fino ai primi anni del '900, Quercianella (v. tav.III, cartografia del catasto urbano del 1907) comprendeva solo qualche casa sparsa di contadini - di cui resta ancora memoria negli anziani (E' ancora viva la testimonianza delle prime, poche e più vecchie case del paese, oltre alla più antica della stazione di posta: quella del Pallini, lungo l'Aurelia, prima che la strada scendendo dal Romito curvasse verso la stazione di posta; quella presso il Chioma, il "casone" per le sue dimensioni inusitate, sui cui resti sarà costruita la casa vacanze della Madonnina del Grappa; e, infine, quella là vicina la "casa nuova" del Pasquini Renato, altro boscaiolo e carbonaio.) -, sostanzialmente di quei pochi che lavoravano nei poderi esistenti all'inizio del '900: quello dei Gower affacciato sulla riva destra del torrente Quercianella; e, sulla riva sinistra, quello del Marchionneschi, poi passato in proprietà dei Paolieri; e, infine, quello del Lami verso Chioma. Contadini comunque da sempre dediti anche ad una pesca di autoconsumo. Non diversamente è per quei pochi pescatori che, sempre modestamente attrezzati, sono ancor oggi dediti ad una pesca locale, quale seconda attività. La storia della proprietà dei terreni, quale risulta dal registro catastale della Comunità di Livorno, attesta, infatti, non solo la perdurante appartenenza della località di Quercianella alla Comunità di Montenero, ma anche la esclusività totale di una destinazione agricola della zona non boscata, ancora ben lontana dal subire l'inizio del suo sviluppo edilizio a fini di turismo balneare. Sui terreni che appartenevano alla mensa arcivescovile di Pisa, Gaetano Pavolini nel 1735 costruisce "casa di cinque stanze e terreno compreso stalla e tre a palco con un pezzo di vigna e una piccola stanza a uso lavoratori …" Nel 1780 la proprietà passa a Gio Batta e da lui nel 1831 a Samuele Gower. Poi a Abele, colui che nel 1880 donò al Chiellini i reperti trovati verso il 1851 nelle sue proprietà. Infine nel 1899 passa a Federico Erasmo, colui che nel 1905 ospita nella sua villa Gabriele D'Annunzio. Fu Federico a vendere, nel 1908, a Rosolino Orlando tutto il terreno, compresa la villa del Castellaccio. Nel 1826 (Registro dal n.551 al 663 - A.S.L.), erano iscritti: Carlo Michon, quale possidente delle aree demaniali costiere e delle cave (uno dei tanti ricchi francesi fuggiti nel 1789 da Marsiglia e rifugiati a Livorno, il più noto dei quali fu il De Larderel) quale possidente delle aree demaniali costiere e delle cave; Giovanni Pagani; Giovanni Niccolai; Gio Batta Pavolini e Giuseppe Domenici. Tutto, la nascita e lo sviluppo edilizio di Quercianella iniziato ai primi del '900, avverrà sui fondi di questa iniziale ancorché povera destinazione agroforestale. 8. I fattori storici della marginalità economica e della perifericità territoriale e amministrativa di Quercianella e il loro parziale superamento con la realizzazione delle vie di comunicazione, stradale e ferroviaria. In definitiva, fino alla realizzazione, avvenuta tra la metà dell'800 e i primi del '900, delle infrastrutture di comunicazione terrestre, viaria e ferroviaria, necessarie all'utilizzo delle risorse del territorio e ad un moderno sviluppo economico rispetto potenzialità insediative dell'epoca, tutto ha concorso a ritardare la nascita di Quercianella: dai fattori geomorfologici per la carenza di adatte risorse naturali, ai fattori storici, socioeconomici e politico-militari. Carenze e limiti che per secoli, come si è visto, non hanno offerto le sufficienti condizioni alla nascita di un nucleo abitativo di tipo urbano. Marginalità economica e perifericità territoriale, dunque, rispetto alle vie di comunicazione e ai centri di governo amministrativo del territorio. Anche nell'estremamente piccolo di Quercianella e del suo sottosistema territoriale, è visibile quanto, fin dall'antichità, la storia delle vie di comunicazione terrestre, del loro sviluppo, illumini la conoscenza dei fatti economici, urbanistici e socioculturali. La strozzatura costituita da un sistema stradale che da secoli non aveva avuto alcun sostanziale miglioramento, ridotto a semplici mulattiere, apparve al Governo illuminato dei Lorena, il primo fattore di impedimento per lo sviluppo economico del Granducato della Toscana, come del resto stava già avvenendo nelle aree più sviluppate e moderne d'Europa. Lo stesso sviluppo del porto di Livorno, il secondo porto del Mediterraneo dopo quello di Marsiglia, richiedeva, con la liberalizzazione dei commerci, la costruzione di una moderna rete di strade, anche in direzione sud verso le Maremme, pisana e senese, e i suoi porti, di Piombino, Orbetello e Porto S. Stefano, fino a Grosseto. La politica stradale dei Lorena-Asburgo, ispirata a motivi sia internazionali (di collegamento tra i diversi Stati italiani preunitari e soprattutto con l'Austria), sia nazionali, a partire dagli anni '60-70 del 18° secolo, e quella francese della Prefettura del Mediterraneo tra il 1808 e il 1814 (voluta da Napoleone anche per svincolarsi dalla minaccia degli inglesi dominatori delle rotte marittime), dette luogo ad una serie copiosa di progetti e di provvedimenti per la classificazione delle strade (quella lorenese del 1774 distingueva le strade in regie o di posta, in Comunitative e in private); per la regolamentazione delle poste e delle messaggerie (che riorganizzava secondo il modello francese i servizi delle poste e dei corrieri, volte ad assicurare il cambio o il noleggio dei cavalli, l'alloggio e il ristoro, gli orari, il tariffario proporzionato ai diversi servizi resi, alla tipologia e al numero dei mezzi di trasporto e dei cavalli - secondo una notificazione granducale si pagava, come tariffa, due paoli per posta per calessi e barrocci; quattro per cavalli da sella, 8 per un tiro da sedia per un carico di non più di due persone e servitore dietro due bauli e valigie, 10 paoli a posta per corrieri (v. Lando Bartolotti Livorno dal 1748 al 1958 ed Olschki, 1970, pag.10, nota 3); per la disciplina degli aspetti tecnico-costruttivi delle strade e dei mezzi di trasporto (come la larghezza delle strade e dei cerchioni delle ruote, ecc.); per la costruzione e gli oneri di manutenzione. Vi fu costante attenzione per la viabilità tra Livorno e le Maremme, per quanto i rapporti tra essi fossero minimi essendo la Maremma senese come quella grossetana semidesertica e oppressa dalla malaria. Nonostante i molti progetti, tuttavia, la costa, a parte la strada dei cavalleggeri che collegava i fortini e le torri e che serviva, con l'impiego delle guardie costiere come staffette, per garantire il regolare servizio postale tra Livorno e Porto Ferraio, rimase priva di carrozzabili percorribili (v. Lando Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958 Leo S. Olschki Editore- Firenze, 1970, pag. 50) e dunque transitabile ai soli cavalli; mentre per andare in carro si doveva passare da Collesalvetti, cioè dalla vecchia consolare Emilia. Nel 1825 si procedette ad una nuova classificazione ed elencazione delle strade regie e di quelle provinciali. Nel 1828 il Governo Toscano prende la decisione di incalcolabile importanza (v. Lando Bortolotti, op. cit., pag.159) per lo sviluppo futuro della costa tirrenica, quella della viabilità longitudinale parallele al mare, oltre alla decisione non meno importante di iniziare a bonificare le zone malariche. "Nel 1832 la comunicazione tra Livorno e Grosseto era quasi completata, ad eccezione del tratto costiero tra Livorno e Vada. Nel 1839 si ricostruisce e rende ruotabile l'accidentato tratto a sud di Livorno fino a Vada, edificando nuovi ponti sulle profonde forre che tagliano la costa e si porta la sezione della strada a 12 braccia, pari a 7 metri." (Archivio di Stato Livorno, Comunità, 1853, Ufficio tecnico, Strada provinciale e regionale del Littorale" . Lando Bortolotti, op. cit. pag.160-1) La Maremma Pisana diveniva così meglio accessibile da Livorno che da Pisa, alla quale era stata tradizionalmente legata, tanto da riceverne il nome. Il crescente ruolo di Livorno come preminente centro economico della Maremma Pisana venne sancito da una risoluzione del 1844 che retrocedeva da regia a provinciale la via Emilia da Pisa al bivio di Cecina e riconosceva come regia a tutti gli effetti la strada da Livorno al bivio di Cecina (Palazzaccio) (v. circolare 18-10-1844 in Repertorio del diritto patrio toscano vigente. Firenze Stamp. Granducale 1846, tomo XIII). Nella stessa linea si colloca la istituzione nel 1846 di una corrispondenza giornaliera tra Livorno e Grosseto. Negli anni '40 iniziano i servizi viaggiatori mediante diligenze, sempre più perfezionate e comode. Si può dire, in conclusione, che il riconoscimento come regia della Livorno-Cecina, ivi compreso, ovviamente, il tratto che interessava Quercianella, abbia segnato l'inizio della storia moderna della località, rompendone il secolare isolamento, ed anche ipotizzare dalla sopracitata risoluzione granducale l'avvenuta istituzione della stazione di posta, della cui effettività peraltro non abbiamo trovato riscontri nei bandi e nelle notificazioni applicative - collocata secondo il regolamento a circa 8 miglia dalla precedente e dalla successiva, ossia a 14,8 Km. di distanza da Livorno - situata in prossimità del botro Quercianella, sia stato un elemento polarizzante del suo sviluppo abitativo ed economico. Ciò almeno finché è rimasta in vigore la obbligatorietà della norma sulla presenza di stazioni di posta dei cavalli nelle vie regie; infatti, a seguito delle successive vicende di storia politica, con la fine del Granducato di Toscana e con i tanti provvedimenti che nel tempo hanno segnato la storia della viabilità nazionale, la strada regia è diventata provinciale, facendo con ciò perdere alla supposta stazione di posta la sua natura giuridica di esercizio pubblico; non ovviamente quello di fatto che comunque ci fu e restò fin tanto che rimase in uso la trazione animale. Per poi tornare ad essere, tra le due guerre, ai soli fini della classificazione stradale, statale, quella n.1. In ogni caso, né il Peruzzi, né S.Sonnino avrebbero mai potuto agevolmente ristrutturare e utilizzare la torre del Romito senza l'avvenuta costruzione della strada costiera; così come il Paolieri dar vita allo sviluppo turistico balneare di Quercianella senza la ferrovia. Quercianella, del resto, anche via mare, priva com'era di un approdo naturale sicuro, non ebbe mai alcuna alternativa, almeno finché non si crearono quelle condizioni minime di razionale ed economico collegamento che la tecnologia moderna ha consentito: il vaporetto per il traino dei barconi dalla baia del Rogiolo per lo sfruttamento industriale della cava di Pietralta da parte dell'industria livornese del cemento. Né tragga in inganno il porticciolo turistico che il riservatissimo Sidney Sonnino si era costruito, negli anni '80 dell'800 ad uso personale ed accessibile solo dal castello. Ai fattori naturali ed infrastrutturali di impedimento alla nascita e allo sviluppo di Quercianella, fin qui considerati, va aggiunto quello della perifericità politico-amministrativa. Infatti, va ricordato che il territorio di Quercianella, appartenente, dal punto di vista amministrativo, al Comune di Livorno, ha segnato fino al 1928 il confine della Provincia di Livorno. Il Granduca Leopoldo II, con provvedimento del 20 febbraio 1848, per punire la città di Livorno di aver sostenuto l'insurrezione contro di lui, restrinse l'ambito territoriale della Provincia a quello del Comune. Tutto ciò fu mantenuto anche durante lo Stato del Regno d'Italia. Il castello di Rosignano Marittimo ne porta tutt'ora la testimonianza con una lapide marmorea che ci ricorda i termini di una contesa secolare con la potenza pisana e la particolare genesi del porto livornese cui ancor oggi sono legate, nella buona e cattiva sorte, le vicende livornesi. Così, a sud, oltre il Chioma, iniziava il territorio della provincia di Pisa, nonché della diocesi pisana. Solo negli anni '30, ma in verità al termine di un movimento di pressione politica pluridecennale, su iniziativa di Ciano, allora il "ras" politico di Livorno, quale promotore della legge, fu disposto dal Governo Mussolini, tra le tante "correzioni" degli ambiti amministrativo-territoriali di enti locali da lui operate in Italia in quegli anni, l'ampliamento del territorio di competenza della Provincia di Livorno. Ampliamento peraltro limitato alla fascia costiera e solo verso sud, fino a Piombino. Nell'entroterra resta, infatti, fino a Volterra la competenza territoriale della Provincia di Pisa; così come a nord il territorio della Provincia di Livorno si ferma al canale della bonifica leopoldina, Navicelli, là dove ha termine il porto di Livorno, l'attuale stabilimento petrolchimico dello Stanic, e l'area interportuale verso Collesalvetti. Inoltre, per quanto sia separata e assai lontana dalla periferia cittadina, non ha mai goduto neppure di quel minimo di autonomia amministrativa che, attraverso l'esercizio di qualche funzione delegata dal Comune, di amministrazione attiva o consultiva, le avrebbe consentito una più adeguata e pronta soluzione ai problemi della piccola comunità. La Circoscrizione Amministrativa è attualmente quella di Antignano. Del Consiglio di Quartiere c'è memoria solo nella lapide marmorea ancora esistente presso l'attuale sede dell'ufficio postale. Quercianella, posta al confine del territorio di più amministrazioni, comunale e provinciale, ha indubbiamente subito, a causa di tutto ciò, la trascuratezza e i ritardi nella soluzione dei tanti vitali problemi legati alle esigenze locali, della comunità, ieri come oggi. |
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